A partire dal 10 Marzo del 2020 tutti i 14 ospedali modulari costruiti per fronteggiare l’emergenza di coronavirus in Cina, e in particolare nella zona di Wuhan sono stati chiusi. Alcune strutture erano già state poste sotto processo di sanificazione e smantellate all’inizio di marzo. Quello fu un primo segnale positivo verso un lentissimo ritorno alla normalità, da intendere comunque con molta cautela e le stesse autorità cinesi invitano alla “prudenza” prima di parlare di un reale ritorno alla norma.
Gli ospedali e le cliniche cinesi furono costruite in tempi record pochi giorni dopo l’inizio dell’epidemia, ed hanno trattato circa 12 mila casi solo nella zona di Wuhan.
Grazie ai sistemi di quarantena e di contenimento del contagio operati nella provincia cinese più colpita dal Covid-19, il numero di persone dimesse o trasferite in altre strutture aumento’ a tal punto da portare alla chiusura, di circa 11 ospedali da campo. Pochi giorni dopo è stata chiusa la struttura istituita presso il centro sportivo di Wuhan, riconvertito in ospedale, che conteneva 1000 posti letto e ha curato più di mille pazienti.
Uno dei tanti ospedali costruiti durante la pandemia e’ senz’altro l’ospedale da coronavirus denominato Huoshenshan nella città di Wuhan, la sua realizzazione era prevista per il 3 febbraio 2020, e cosi’ fu, grazie all’abilita’ degli operai cinesi. Questo non era un ospedale qualsiasi, infatti la sua realizzazione fu definita dai quotidiani “un’impresa impossibile” perché contraddistinta dalla “velocità cinese” che ha permesso di mettere in piedi l’ospedale coronavirus Huoshenshan in soli 10 giorni. L’avvio dei lavori è avvenuto infatti il 24 gennaio 2020.
