Nel mondo sono state identificate nuove varianti del coronavirus

Le varianti rappresentano una naturale evoluzione del virus. Questi virus RNA, presentano un ‘difetto’ che per essi diventa un vantaggio: la grande capacità diffusiva che permette loro di diffondersi più velocemente e più facilmente. 

Perché il virus si modifica?

I virus come il SARS-CoV-2, tendono mutare molte volte a causa dei geni che sono scritti nell’RNA. Gli enzimi che copiano l’RNA all’interno delle nostre cellule sono inclini a commettere errori.
Quando viene copiata la sequenza di nucleotidi che costituisce il codice dell’RNA, questi enzimi compiono errori inserendo un nucleotide al posto di un altro, ed è per questo che dall’inizio della pandemia, sono state scoperte migliaia di mutazioni del virus che causa il COVID-19. Queste modifiche però creano quasi sempre un difetto svantaggioso per il virus che non sopravvive. In rari casi, però, questa sostituzione può rivelarsi un vantaggio per il virus, ad esempio perché lo rende resistente ad un farmaco efficace: il ceppo originale non sopravvive all’effetto del farmaco, mentre quello resistente sì. In questi casi i virus mutati riescono a diffondersi e a propagarsi meglio di quelli selvaggi.

Le nuove varianti:

VARIANTE INGLESE. È la prima ad aver allarmato la comunità scientifica, a causa delle numerose alterazioni a livello genetico. secondo gli scienziati, ha avuto origine nel Sud-Est dell’Inghilterra a settembre e si è diffusa molto rapidamente a causa maggiori capacità di legarsi al recettore ACE-2 umano. I primi dati indicano che probabilmente è più contagiosa, ma non più virulenta. E sembra possa essere neutralizzata dagli attuali vaccini anti-Covid.

VARIANTE SUDAFRICANA. E’ stata individuata i primi di ottobre iniziando a dominare molto rapidamente in Sud Africa. I dati epidemiologici dimostrano che anche questa sudafricana sia più contagiosa ma non più pericolosa. E anche in questo caso gli scienziati concordano che i vaccini anti-Covid dovrebbero essere efficaci.

VARIANTE BRASILIANA. È stata riscontrata più recentemente in un caso di reinfezione: un’infermiera 45enne si è ri-ammalata con questa nuova variante 5 mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione causata da un ceppo più vecchio ma con la seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. Questa variante contiene mutazioni preoccupanti che impediscono il riconoscimento della proteina spike rendendo il compito degli anti corpi difficile. Gli scienziati stanno studiando se questa variante possa rendere inefficaci gli attuali vaccini

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